Non staccatevi lo Spin!

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La gestione ed il coordinamento di una campagna elettorale è lavoro delicato e complesso che richiede grande concentrazione, nessuna distrazione, grande reattività, molta diplomazia, il giusto grado di fermezza, estrema lucidità e prontezza d’analisi, freddezza e rapidità di risposta.

Nelle realtà medio-piccole, quasi mai un candidato segue le indicazioni del suo spin doctor dal posizionamento fino allo scrutinio. Trovare clienti che si affidano totalmente ai professionisti del settore è, ancora, merce piuttosto rara. Mentre, dopo anni, i candidati hanno, finalmente, compreso l’importanza del coordinamento grafico, semantico e comunicativo delle campagne elettorali, è ancora molto difficile d’abbattere il muro della diffidenza tra il candidato e lo spin doctor, chiamato ad elaborare con lui tattica e strategia politico-comunicativa, nell’errata convinzione che chi non vive il contesto sociale di riferimento non possa offrire suggerimenti efficaci.

Nulla di più sbagliato. Nella maggiore parte dei casi, infatti, le dinamiche che si sviluppano in una campagna elettorale in contesti medio-piccoli, sono molto simili e l’esperienza professionale acquisita mette lo spin nelle condizioni di anticipare le mosse degli avversari o di disinnescare efficacemente eventuali colpi bassi.   

Il professionista della comunicazione politica, infatti, non deve essere visto dal cliente con fastidio, come un esterno che “viene a dare ordini“, quanto, invece, come una preziosa risorsa, scelta dal candidato, e chiamata ad aggiungere alla sfida elettorale il proprio know-how per ottimizzare il risultato comune da raggiungere.  

Perciò, è sempre opportuno che tra professionista e candidato sia attivo un canale di comunicazione diretta, costante, che tenga sempre conto dei tempi e delle esigenze elettorali alle quali il cliente deve dedicarsi.

La maggiore efficacia dei risultati che si possono raggiungere è direttamente proporzionale al grado di efficienza del rapporto dialogico tra cliente e spin. Lo scambio di idee e il confronto attivo sulle strategie da mettere in campo diventa una risorsa importante che, spesso, non viene sfruttata come potrebbe.

E’ chiaro anche che le dinamiche sempre più assorbenti della campagna elettorale, a mano a mano che si avvicina il momento del voto, riducono fisiologicamente le occasioni di confronto tra professionista e candidato, sempre più concentrato nell’attività di ricerca diretta del consenso. 

Eppure, negli ultimi giorni che precedono il voto, il livello della provocazione comunicativa cresce vertiginosamente, soprattutto ad opera di chi è chiamato a recuperare consensi. E’ proprio in questi momenti che sarebbe maggiormente utile ed opportuno avere veloci brief di coordinamento sulla linea politico-comunicativa con il candidato, cosa che diventa notevolmente difficile per le ragioni dette.  

Per ovviare a questo, ad inizio campagna elettorale, si richiede sempre al candidato di individuare una persona di sua strettissima fiducia, possibilmente non impegnato personalmente nella competizione elettorale, che funga da trait d’union tra spin e parte politica: un coordinatore, cioè, dello staff locale che s’interfacci, per lui, con l’agenzia di riferimento. 

Tante volte, questa raccomandazione è elusa. Il candidato, infatti, il più delle volte, sfrutta la visibilità che può dare in una campagna elettorale il ruolo di coordinatore dello staff locale, non attribuendolo in ragione dell’utilità operativa dello stesso, quanto, piuttosto all’utilità elettorale interna. In altre parole, spesso ci ritroviamo a doverci interfacciare con coordinatori locali poco corrispondenti al profilo richiesto ma, piazzati lì a chiusura di accordi elettorali interni.  

Un errore strategico notevole che rischia di avere conseguenze rilevanti. 

Spesso, nel corso della campagna elettorale, nascono esigenze tattiche e comunicative non preventivabili per le quali è necessario elaborare una strategia immediata.

La tempistica, in politica e nella comunicazione politica è un fattore spesso determinante. 

Una medesima azione o un medesimo contenuto se messi in opera o comunicati in tempi diversi ottengono effetti diametralmente opposti. Non è sempre possibile conciliare tattica, comunicazione e condivisione. Per questo, è vitale che il candidato che decida di farsi affiancare a professionisti della comunicazione politica, si affidi a questi e attivi un rapporto fiduciario massimo con lo spin ed il coordinatore della campagna elettorale scegliendo un capo dello staff locale avendo riguardo al criterio dell’operatività non degli equilibri politico-elettorali interni.

Altra enorme falla culturale da ripianare, riguarda la tendenza diffusa dei candidati sindaco, via via che la campagna elettorale entra nel vivo, ad offrire accondiscendenza ai consigliori improvvisati, candidati e non, che, improvvisandosi massimi esperti in comunicazione o strategia, non fanno altro che portare al deragliamento di tutta la strategia tattico-comunicativa che, non senza fatica, si è cercato di definire e di portare avanti efficacemente. 

Purtroppo, la logica del “non scontentare nessun portatore di voti” è religione alla quale sempre più candidati sembrano essere votati, non comprendendo che, dal punto di vista dell’operatività, la fede a tale principio è quanto di più deleterio ed autolesionista possa esserci. 

Non ci resta che sperare, quindi, in una miracolosa conversione di massa. Anche se, lo confesso, le forze iniziano a mancarci, qui sulla via di Damasco.

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