Il Vincenzellum e il pegno di maggioranza

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In Parlamento si è aperta da qualche giorno una flebile discussione sulla possibile modifica dell’attuale legge elettorale, il famoso Rosatellum, in senso proporzionale, per consentire ai partiti di correre con il proprio simbolo e superare così la “camicia di forza” delle attuali coalizioni, rissose, nella miglior delle ipotesi, allo sbando, nella peggiore. La proposta sul tavolo, a firma dei senatori Calderoli e Parrini, dovrebbe completarsi anche con un premio di maggioranza alla coalizione che riesca a ottenere almeno il 40 o 45% di consensi.

Una legge che difficilmente vedrà la luce e che trova in Campania una prima implicita variante che potremmo ribattezzare dal nome del suo ideatore il Vincenzellum.

Un modello elettorale ad excludendum, che al posto di un premio prevede un pegno di maggioranza. Ma spiegamelo meglio, per evitare equivoci costituzionali, utilizzando le parole del suo “relatore”, Vincenzo De Luca.

Farò appello – precisa il Presidente della Regione Campania nell’ultima diretta postata sui canali social – per le prossime elezioni perché i cittadini campani non diano il voto a nessuno candidato di qualunque forza politica che non si sia battuto per difendere gli interessi dei cittadini campani nella sanità. Ve lo anticipo l’appello, nessun voto a nessuno dei candidati che non abbia combattuto per tutelare gli interessi dei cittadini campani come sta facendo la Regione, da sola”.

Il pegno di maggioranza introdotto da De Luca è una condanna innanzi tutto morale, oltremodo inappellabile, inflitta da un giudice monocratico nei confronti di quei politici e candidati che a suo modo di vedere non difendono a sufficienza e con il coltello tra i denti gli interessi dei campani.

L’avviso ai futuri naviganti, però, è tutto fuorché una minaccia politica e, quantunque lo fosse, sarebbe comunque priva di reali conseguenze, per alcuni semplici motivi: l’appello deluchiano a non votare i traditori e gli infingardi, porta acqua al mulino di De Luca che contrariamente alle sue richieste ha invece la necessità di restare solo, di combattere le battaglie in perfetta solitudine.

Perché in questo modo, può corroborare la narrazione del politico iper-decisionista, che lancia in resta e senza timori si scaglia eroicamente contro tutti i nemici del suo popolo. Perché questa rumorosa solitudine, gli consente di incassare un secondo risultato, quello dell’audience che non è abituato a spartire, neanche con la proporzione di 90 a 10, con nessun altro.

Ancora, perché in questo modo, furbescamente, comincia ad arare con la zappa del pathos quel latifondo della sfiducia e della disillusione che alimenta il crescente astensionismo dei cittadini. La chiamata alle armi di De Luca non è quindi per i candidati, ma in verità il Vincenzellum è indirizzato ai campani e nei prossimi mesi di questi appelli al non voto ce ne saranno di certo molti altri.

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