La deriva social del sindaco Mastella

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Clemente Mastella sembra utilizzare Facebook come se stesse “parlando” a un Congresso o al Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana. Ma gli anni ’80, per quanto vicini, sono sideralmente lontani dal linguaggio, dalle dinamiche e dai rischi della socialcrazia del terzo millennio.

È convinto di avere il giusto “tone of voice” ma con il passare delle settimane e dei mesi denota nei suoi post una costante trumpizzazione del lessico. Va avanti senza una strategia precisa e le pubblicazioni seguono più che altro il suo istinto politico e le esigenze quotidiane del suo mandato da sindaco di Benevento.

I campanelli d’allarme che segnalano la deriva verso la quale si è incamminato sono tanti, ma di questi ce n’è uno che si ripete frequentemente: l’incredulità degli utenti, dei fan sull’autore dei post e, in particolare, delle risposte, sempre più venate da autoreferenzialità e da una latente rivalsa polemica. In verità, a parte gli errori ortografici non voluti ma dettati dalla scarsa attitudine alla scrittura digitale, Mastella non si avvale di alcun staff, scrive da sé i post e soprattutto le risposte ai commenti più caustici. Dietro Mastella, ahinoi, c’è solo Clemente.

L’ultimo post pubblicato di getto dopo le dimissioni del capo gabinetto del sindaco di Torino Chiara Appendino è una sterile vendetta che ha il sapore di una pubblicazione autoconsolatoria e autoriparatrice dagli attacchi e dalle offese social subiti negli anni più bui. Adesso, tocca a me, sembra dire, togliermi qualche sfizio. Ma il messaggio che passa, in quel post, non fa bene né a Mastella, né ai Cinquestelle e nemmeno alla Politica: siamo tutti uguali, democristiani, piddini, pentastellati, siamo tutti italiani, furbi e con la doppia morale!

Clemente Mastella social, è un politico sempre più divisivo. E, così facendo, sta gettando alle ortiche quella percezione diffusa di politico vittima del sistema più che dei suoi limiti che gli aveva consentito di “vincere” nuovamente un’elezione.

Intellingente e scaltro, quindi, ma pur sempre socialmente divisivo.

Antropologicamente divide in quanto Mastella appartiene alla generazione delle convergenze parallele e del pentapartito balneare ma, continua dopo quarant’anni a dettar l’agenda alla politica dei Millennials sanniti.

Culturalmente divide perché ha spinto e avallato la virata “panem et circenses” snaturando Benevento Città Spettacolo e rinunciando a creare nel capoluogo sannita una esperienza di qualità e di valore come se ne vedono a Mantova, Pordenone, Trento, Sarzana, Pesaro, Ravello, Gorizia, Livorno.

Digitalmente, infine, divide, perché non ha compreso che la forza e la viralità del social non risiede nelle metriche di vanità, nel paniere dei like e dei wow, ma nella possibilità di saper strutturare, cullare, far crescere e consolidare una identità nuova, credibile, partecipata, riconoscibile. Un identità digitale e reale coese e coerenti, da leader piuttosto che da capopopolo, da politico che accetta le critiche più feroci e non da vendicatore solitario.

Foto: blitzquotidiano.it

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