Il 56 percento di Clemente: stiracchiato e nient’affatto esaltante!

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Poco importa indagare o conoscere le motivazioni che sottendono alla doppia scelta del Sindaco di Benevento che, in venti giorni, è passato dalle dimissioni “irrevocabili” al ritorno in sella alla guida del capoluogo sannita.

L’analisi politica spetta agli attori locali, ai partiti, o meglio a ciò che ne rimane, e ai tanti commissari tecnici che popolano il barsportitaliano.

Ciò che invece stupisce, e che alimenta questa breve riflessione, è la narrazione, assai debole e a tratti improvvisata, fatta da Clemente Mastella per supportare la sua marcia indietro: “molti bambini mi hanno aiutato a cambiare idea, scrivendomi sui social; è rispetto a loro che dobbiamo cambiare la città… grazie all’apporto dei consiglieri e di un sondaggio sono tornato indietro. Ieri mi è stato dato il risultato: siamo al 56% di cittadini che mi chiedono di restare”.

Partiamo dal doppio sondaggio commissionato da Mastella, quello di inizio febbraio e questo a valle del periodo di “ripensamento”, tra il primo e il secondo il sindaco dice di aver guadagnato 2 punti percentuali, passando dal 54 al 56% di cittadini che si sono espressi a favore della sua permanenza a Palazzo Mosti. Ma, al contempo, nulla è dato conoscere sulla nota metodologica della ricerca demoscopica, dalla base campionaria, al margine di errore, dalla stratificazione del campione al metodo di raccolta delle informazioni per finire al questionario completo delle domande. Di più, dopo quattro anni di gestione amministrativa e di “cose che nessuna città ha realizzato” non è affatto un dato confortante per un sindaco scendere dal 62,88% incassato il giorno della sua elezione, al 54% all’indomani delle dimissioni.

Sarebbe stato meglio tenere i risultati nel cassetto, per utilizzarli, al massimo, nei rapporti di forza con i gruppi consiliari. Usati così, invece, non offrono la giusta dose di credibilità alle ragioni del ritiro delle dimissioni agli occhi dei cittadini.

Il doppio sondaggio conferma l’approdo di Clemente Mastella, cresciuto politicamente nella politica dominata dai partiti e dai corpi intermedi, alla nuova India della disintermediazione tra élite e cittadini.

Anche il richiamo ai “molti bambini”, che non votano, non hanno votato nel 2016 e molto probabilmente non potranno recarsi alle urne neanche nel 2021, diventa una forzatura che quasi commuove per la sua ingenuità.

I due sondaggi, così come il (simpatico) supporto dei fanciulli beneventani ci consegnano una comunicazione mastelliana non proprio all’altezza del personaggio, a tratti improvvisata pur di motivare le sue scelte, stranamente incoerente con la capacità di un uomo politico che negli anni ha attraversato, e superato, momenti nient’affatto facili e che questa volta è rimasto impigliato nella rete della “fast politic”.

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