Primarie o no, la parabola di Caldoro è al tramonto.

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Non importa se, dopo il tira e molla di questi mesi, le primarie del centrosinistra si svolgeranno o meno. Non importa, neanche, se a vincerle sarà Andrea Cozzolino, Gennaro Migliore o il sindaco “emerito” di Salerno, Enzo De Luca.

E, forse, è superflua anche la rincorsa del Partito Democratico all’individuazione di un candidato “vincente” che bypassi il (tra)vaglio delle primarie.

A leggere i dati e i trend elettorali degli ultimi cinque anni, l’esperienza amministrativa del governatore uscente Stefano Caldoro è giunta al tramonto.

Una convinzione che trova i suoi fondamenti in alcuni numeri cristallizzati. Innanzi tutto, nella previsione di una dilatazione della forbice astensionistica. Nel 2010, infatti, i cittadini che si recarono alle urne, in Campania, sfiorarono il 63% degli aventi diritto mentre, nelle recenti elezioni regionali in Calabria e Emilia Romagna, abbiamo registrato un percentuale molto al di sotto del 50%: 44,08 nel primo caso e 37,70 nel secondo.

Due dati che non possono essere presi sottogamba e che se dovessero rappresentare una tendenza porterebbero far pensare che a maggio prossimo in Campania potremmo registrare un consistente calo di votanti che certo non agevola il candidato e la coalizione in questo momento costretti a recuperare consensi.

Nelle ultime rilevazioni demoscopiche (www.sondaggipoliticoelettorali.it) la distanza tra le due coalizioni è di circa 10 punti percentuali, la galassia del centrodestra a 32 quella di centrosinistra a 42 %. Quindi, il governatore uscente è costretto, da un lato, a riconquistare il terreno perduto (ben 20 punti percentuali rispetto al 2010) e, dall’altro, potrà mobilitare poco più della metà della platea elettorale.

A ciò, per completare questa breve analisi, si aggiunga un’ulteriore considerazione che attiene al restringimento della fascia di cittadini che si recheranno alle urne tra qualche mese. Dal 2011 al 2014, in tutte e cinque le province campane e a prescindere dalle dimensioni demografiche dei comuni, il rapporto di forza in occasioni delle elezioni amministrative è stato di 1 a 4 a favore del Partito Democratico e delle altre forze di centrosinistra. Forza Italia, o l’ex PDL ha sistematicamente perduto comuni superiori e inferiori, fatto salve rare eccezioni.

Di conseguenza, prima ancora dei candidati presidenti e dei candidati al Consiglio Regionale, l’esito del voto dipenderà esclusivamente dalla capacità di questo universo diffuso di amministratori locali di mobilitare i loro elettorati fidelizzati e i loro bacini consensuali.

A far due conti, quindi, non importa chi sarà lo sfidante di Caldoro. Difficilmente il presidente uscente riuscirà a bissare il successo di cinque anni fa.

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