(NON) mi ricandido, punto e basta!

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La strada (della comunicazione) politica di Vincenzo De Luca è lastricata di consigli inascoltati.
E questo che provo a dargli non farà eccezione, sarà semplicemente cestinato.
Da spin (di periferia) gli suggerisco di lanciare la sua non ricandidatura, di essere discontinuo da sé stesso.
Perché?
Per quanto l’uomo abbia la scorza dura, questa volta gli conviene giocare d’astuzia e abbandonare la sua abitudinaria strategia: abbattere gli avversari affrontandoli a testa bassa e con il sangue agli occhi. Non è una questione di coraggio e neanche di paura, per arrivare indenne alla prossima primavera elettorale non gli serve né la virilità, né la solita virulenza del suo linguaggio.

Questa volta lo schema potrebbe non funzionare.

Il rischio che l’ingranaggio s’inceppi è elevato. D’altro canto, fino a quando De Luca deve azzannare il competitor indossando panni e verbo dello sfidante o dello “sceriffo” che combatte le ingiustizie e le illegalità, nessuno è più bravo di lui: è, per certi aspetti, imitabile, ma di certo, è inarrivabile.

Però, nel 2020 le condizioni di partenza sono inevitabilmente differenti e ribaltare le euristiche non sarà affatto semplice (neanche) per lui.

Innanzi tutto, non è più uno sfidante che si presenta al (suo) popolo promettendogli di vincere soprusi, caste e privilegi: De Luca è oggi per tutti, ripeto per tutti, una lepre elettorale. De Luca è il presidente uscente, è il “Palazzo”, è l’identificazione nella percezione condivisa dei campani, delle liste di attese, delle formiche nei letti degli ospedali, dei nosocomi fatiscenti, delle ecoballe, dei trasporti fatiscenti e dei rifiuti in strada, dei fiumi inquinati.

In buona sostanza, non avrà a disposizione tutte le cartucce della rottamazione e, a differenza della sua Salerno, non potrà neanche “vendersi” l’ordine e la sicurezza ritrovati, la miglior percentuale di raccolta differenziata o le luci di Natale.

In secondo luogo, il cammino che ci separa dal voto è ancora lungo e i tentativi, a diversi livelli e con armi convenzionali o meno, per depotenziarlo e detronizzarlo saranno molteplici, i richiami alla discontinuità, di queste ore e di questi giorni, cresceranno di frequenza e di qualità.

In Campania – ha dichiarato qualche giorno fa Valeria Ciarambino, in occasione della sua partecipazione al Piccolo Festival della Politica, rispondendo a una domanda sulle possibili alleanze elettorali con De Luca – il Movimento Cinque Stelle non potrà mai stare insieme al nemico numero uno della Campania”.

De Luca è un campione nel logoramento altrui, ma a parti inverse e sotto pressione per un periodo così lungo, come affronterà e reagirà al fuoco amico e nemico. Eppur vero che potere logora chi non c’è l’ha, ricordava Giulio Andreotti ma, quelli, erano gli anni della inamovibile Prima Repubblica, mentre oggi, le opinioni pubbliche disintermediate si polarizzano nel buttar giù dalla torre il sovrano di turno con il suo carico trentennale di governi locali e regionali.

Quindi, a conti fatti, se fossi nello spin team di De Luca gli chiederei di annunciare urbi et orbi la sua volontà di un passo a lato, ritirando la disponibilità della ricandidatura alla carica di Presidente della Regione Campania.

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