“Niente di nuovo sul fronte occidentale…..”

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“Si spengono le luci qui sul palco…..” (cantava Venditti) “….e che cosa è cambiato?” (ribatteva Jovanotti). Il fine settimana che da poco ci siamo lasciati dietro le spalle verrà da tutti sicuramente ricordato come un momento cruciale per la politica italiana. Da una parte nasce ufficialmente l’NC(D) e dall’altra vince Renzi! Con l’aiuto della magistratura, degli antiberlusconiani e dei falchi, il centro destra sta tentando di liberarsi di Berlusconi che, come Achille, è quasi immortale: chissà qual’è il suo vero tallone, le donne non di certo! A sinistra il Fiorentino è divenuta la nuova lingua parlata al “Nazareno”, i baffi sono stati tagliati ed il pugliese è dialetto sempre meno amato!

Destati dalle nebulosità emozionali dell’entusiasmo legato alla “novità” di ciò che stava succedendo, riportati in noi i lumi della ratio, oggi, a due giorni dalla “rivoluzione”, una domanda sorge spontanea: sta cambiando davvero qualcosa? A onor del vero molto è cambiato se si considera che si sta consumando, o meglio è alle  battute finali, quella che Fini preconizzava nel 2009: una lotta generazionale che poteva essere risolta, secondo il politico bolognese, solo con un patto in cui tutti ci avrebbero guadagnato! La lotta generazionale di cui parlava Fini, però, era tutta incentrata sulla battaglia tra due modi di pensare: quello ideologizzato delle generazione pre ’89 e quello delle classi nate, politicamente, dopo la caduta del Muro! In una tale ottica il patto serviva per mettere insieme due visioni opposte trovando un compromesso che avesse l’intento di costruire un’Italia del futuro che non avesse paura di affrontare le sfide della modernità e che fosse soprattutto libera!   Guardando, però, i nomi dei componenti la segreteria del PD, e osservando i movimenti tellurici in corso di svolgimento nell’UDC e nel movimento Scelta Civica iniziati all’indomani della nascita del Nuovo Centro Destra, mi pare, forse apparendo a molti scontato, di poter affermare che l’unico cambiamento ed il conseguente patto che è stato siglato, ha come oggetto il ritorno alla Prima Repubblica! Dopo questo fine settimana è ovvio a tutti che aveva ragione Sgarbi: <<siamo nati e moriremo democristiani!>>. Anche se, per rispetto alla modernità, è più corretto dire <<siamo nati democristiani e moriremo moderati>>.

L’Italia ha vissuto venti lunghi anni di puro e fantasioso scontro tra due idee massimaliste che, seppur lontane nei discorsi, nelle posizioni e nei valori, in realtà avevano un minimo comune denominatore: la gestione del potere da parte di un solo uomo ed il culto, più o meno velato, della personalità! Per anni Berlusconi da un lato e D’Alema dall’altro, hanno dettato i tempi ed i modi delle agende politiche della propria fazione, ingaggiando una finta guerra che serviva solo ed esclusivamente a tenere insieme le proprie “truppe”. Hanno cercato anche di riformare, secondo le proprie visioni, la Costituzione non riuscendoci per un motivo ancora non troppo chiaro.  Il tutto è avvenuto in un quadro di “diaspora democristiana” dove i politici della ex(?)DC, decimati e divisi da tangentopoli, sono stati costretti a vivere all’ombra dei due condottieri. Oggi, però, scontati gli anni del purgatorio, serrate le file, riorganizzati e rinnovati i quadri dirigenziali, seppur divisi, i Democristiani hanno ripreso in mano il timone della politica e sono pronti a timonare la “zattera” Italia verso nuovi orizzonti. Speriamo solo che evitino l’isola del Giglio!

Siamo nati Democristiani, moriremo Moderati!

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