Come sarà la prima campagna elettorale post Coronavirus?

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Prima o tardi, passata la fase 2 o nel pieno di una possibile fase 3 i campani dovranno pur votare per le elezioni regionali che avrebbero dovuto svolgersi tra maggio e giugno e che attualmente sono “sospese”.

E, nel guardare a questo orizzonte l’unica domanda che assilla notte e giorno noi “addetti ai lavori”, spin, candidati, aspiranti e politici, ha una matrice monotematica: come sarà ma, in particolare, come saremo nella prima campagna elettorale post Coranavirus ?

Molto probabilmente, da qui al giorno in cui i cittadini andranno alle urne, molte delle limitazioni che oggi ancora condizionano fortemente la nostra socialità saranno rientrate, ma i nuovi modelli di consumo e di vivibilità degli spazi pubblici e privati e la convivenza dell’individuo con le stratificazioni e l’eredità delle paure e dei rischi percepiti, frutto delle distorsioni cognitive post-Covid 19, modificheranno profondamente l’ecosistema di una campagna elettorale.

Innanzi tutto, come sempre accade, “in tempi incerti le persone a maggior ragione cercano dei leader, guide riconosciute, figure di riferimento che hanno una funzione di apripista e di orientamento[1] quindi, a maggior ragione rispetto al passato recente, sarà necessario che gli aspiranti leader (e candidati) investano tempo, energie e risorse nella costruzione di una nuova credibilità e di una reputazione riconoscibile e trasversale, partendo dalla scelta di un tono di voce totalmente diverso[2] e su questo terreno, almeno in Campania, abbiamo già avuto le prime apparizioni.

Questa esigenza si coniuga e si sostanzia nella capacità dei candidati di generare o selezionare contenuti attrattivi, credibili, possibilmente non sempre o solo ancoràti ai sentiment della mattinata, ma che al contrario aiutano e spronano le persone a passare dalla paura ai valori.

Accanto a questa prospettiva soggettiva, c’è ne una seconda legata alle modalità e ai mezzi che la prossima campagna dovrà sperimentare, un campo oggettivo che mette assieme l’utilizzo e la fruizione degli spazi pubblici e privati e, di conseguenza, dei mezzi attraverso i quali candidati, staff e affiliati sono chiamati a veicolare i messaggi.

Pur volendo chiudere un occhio sulle prescrizioni per il distanziamento sociale, che continueranno anche nei prossimi mesi, ci penseremo non più 2 ma 100 volte prima di scendere di casa e partecipare a questa o quella manifestazione, prima di rispondere all’invito di questo o quel candidato, rinunciando senza particolare sacrificio alla cena o al pranzo elettorale.

I social e la rete saranno i surrogati per sostituire, o meglio, per svuotare parzialmente piazze e teatri, ristoranti e circoli, club e mercati, ovvero tutti quei luoghi aperti o chiusi, pubblici o privati che accoglievano, con l’abbraccio di piccole o grandi folle, leader e candidati. E, in ossequio, al sociologo canadese Marshall McLuhan[3] e al suo sempiterno insegnamento “the medium is the message”, chi meglio saprà organizzare e gestire un utilizzo spinto e non occasionale, dilettantistico, crossmediale, dei mezzi a disposizione riuscirà a fare la differenza.

Pensiamo, ad esempio, alle possibilità fin qui inesplorate di Youtube, con l’apertura di canali dedicati e delle sponsorizzazioni, alla diffusione massiccia – come già abbiamo visto in queste settimane – delle dirette Facebook (su questo le prime linee dei sindaci italiani hanno dato dimostrazione di temerarietà, a volte imbarazzante), all’utilizzo di piattaforme che offrono l’opportunità di videoconferenze con decine o centinaia di partecipanti (e anche in questo caso, il lockdown italiano è stato un accelerante fondamentale). Il video, con diretta o meno, è stato di certo il contenuto che maggiormente ha generato engagement e interazioni e che ha “spopolato” in queste settimane tra i politici sostituendo – per evidente necessità – il “vetusto” selfie. Lo sdoganamento del video, prevedibilmente, continuerà la sua crescita anche a emergenza finita grazie anche ad app, vedi ad esempio BigVu, che consentono di ottenere prodotti editati e di buona qualità e offrono un supporto tecnico e pratico (tra questi, il gobbo interattivo e i sottotitoli in automatico) a chi li realizza.

Altrettanto prevedibile, sarà un crescente investimento nella valorizzazione della newsletter, perlopiù sottovalutata e incompresa dalla maggior parte dei candidati e dei politici italiani[4], ma da diversi anni largamente diffuso con notevoli riscontri negli Stati Uniti per la mobilitazione degli elettori e ancor prima per la raccolta fondi. Anche in questo caso, però occorre metter al bando l’improvvisazione, puntando diversamente sulla capacità di selezionare i contenuti della newsletter, affiancandoli a precise call to action, garantire la regolarità degli invii e lavorare con gli analisti sulla definizione di pubblici sempre più profilati per aumentare la percentuale di aperture e di lettura.

È chiaro, altresì, che la spinta propulsiva sulla newsletter ha senso solo in presenza di una diversa filosofia di gestione del sito web, che oggi trova la sua massima espressione nella funzione statica di vetrina del chi sono e, che invece, dovrebbe diventare il primo e qualificato broadcast per un politico capace di generare idee qualificate.

Accanto ai già affermati Whatsapp, soprattutto con l’applicazione delle videochiamate e dell’emergente Telegram, questa breve ricognizione è solo la punta di un iceberg molto più profondo che nei prossimi mesi emergerà allargando il campo della sfida digitale.

NOTE

[1] Covid 19 i brand e le persone, come le scienze comportamentali ci aiutano a comunicare al meglio quando il mondo sembra impazzire” – Ogilvy Italia Aprile 2020

[2] Lo scontro televisivo andato in onda a “Carta Bianca” nella puntata del 17 marzo tra Massimo Galli e Paolo Ascierto, al di là dei meriti o dell’opportunità, ci ha restituito quella figura di nuovo leader post-Covid19 che Ascierto ha saputo incarnare naturalmente trasformando con il linguaggio e la postura il pubblico in follower convinti.

[3] Understanding Media: The Extensions of Man – Marshall McLuhan ©1964

[4] A pena di smentita, Matteo Renzi è stato l’unico leader italiano che negli ultimi anni ha regolarmente utilizzato questa finestra di dialogo con la sua comunità digitale senza mai saltare un appuntamento settimanale.

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